giovedì 31 marzo 2016

Fondi che rendono il 5%. Ma attenzione ...

Anche il risparmio gestito ha iniziato a puntare sulle cedole per intercettare la necessità dei risparmiatori, orfani dei Btp, di avere una rendita periodica. E in alcuni casi le società di gestione indicano in anticipo l’importo percentuale che distribuiranno. Ma bisogna fare attenzione, perché alcuni comparti prelevano questo importo dal capitale investito, come in una sorta di rimborso anticipato, e non dai dividendi ricevuti dai titoli che compongono il portafoglio. Come conseguenza il risparmiatore potrebbe ricevere un capitale investito inferiore al momento del riscatto perché, appunto, le cedole ricevute negli anni sono state prelevate dal capitale.


Per questo alcune società di gestione mettono ben in evidenza il fatto che non attuano tale pratica. È il caso di Fidelity International, che ha alle spalle una lunga storia nella gestione di fondi a cedola e ha molti comparti anche con stacco mensile. Su quest’ultimo fronte «sono oltre 10 anni che Fidelity distribuisce cedole su base mensile, senza aver mai saltato una singola mensilità», spiega la società di gestione. In questo campo attualmente il cavallo di battaglia del gruppo è il comparto Global Multi Asset Income Fund gestito da Eugene Philalithis e Nick Peters. Il rendimento che il fondo mira a distribuire è intorno al 5% annuo, obiettivo che nel 2015 è stato raggiunto.

«Questo rendimento- target è ottenuto grazie all’ampia diversificazione del portafoglio tra titoli», aggiungono dalla sgr. Il fondo, che investe su scala globale, è disponibile nelle versioni a stacco mensile e trimestrale. Pictet dal canto suo fissa una volta all’anno, a fine ottobre, le percentuali di distribuzione, in concomitanza con la chiusura dell’anno fiscale della sua sicav. Le cedole sono poi erogate mensilmente nei 12 mesi successivi, con stacco previsto per il 20° giorno del mese e accredito sul conto del cliente entro i cinque o sei giorni lavorativi seguenti.
«Le percentuali di distribuzione sono fissate con l’obiettivo di non intaccare la componente in conto capitale del fondo», spiega Manuel Noia, country manager Italia di Pictet Am. «A tal fine il livello distribuito è leggermente inferiore al dividendo medio realmente staccato dal paniere dei titoli in portafoglio. I proventi sono sostenibili nel tempo in quanto la percentuale di distribuzione è calcolata al netto dei costi del fondo».

Bisogna anche verificare se la cedola sia a costo zero per il sottoscrittore. Pictet, ad esempio, «si fa carico dei costi amministrativi relativi allo stacco della cedole», aggiunge Noia. Il portafoglio bilanciato di fondi a cedola di Pictet proposto quest’anno dalla società prevede un rendimento del 4,2%, in base al livello cedolare fissato alla fine dell’ottobre scorso e valido fino alla revisione di novembre 2016. M&G invece ha introdotto nel 2013 classi a distribuzione per diversi fondi. Anche in questo caso «il capitale non viene intaccato per effettuare le distribuzioni», spiega la società guidata in Italia dal country manager Matteo Astolfi. «È il reddito netto guadagnato in base alle politiche del fondo che viene distribuito». Lorenzo Alfieri, country head per l’Italia di JP Morgan Am segnala «un continuo interesse degli investitori verso questa tipologia di fondi, che nella nostra offerta comunque risulta già presente da tempo, a causa del permanere dei bassi livelli di cedole dei titoli di stato, mentre le obbligazioni delle banche vengono valutate un po’ più rischiose rispetto a qualche mese fa». Nel febbraio scorso il fondo Jpm Global Income ha staccato un dividendo annualizzato del 4,87%

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