lunedì 7 novembre 2016

Polizze ValorLife, arrivano i rimborsi?

Per i numerosi sottoscrittori “vittime” delle polizze vendute dalla ValorLife c’è qualche speranza di riottenere i soldi investiti. O almeno di strappare una vittoria di fronte al giudice. Questa premessa va fatta in quanto si infittiscono le voci che la compagnia non versi in buone acque e che dunque non è così scontato il fatto di poter riottenere i propri soldi anche se lo ordina una sentenza.

Le buone notizie arrivano sia dal Tribunale di Verbania, sia da quello di Parma con due diverse decisioni favorevoli agli assicurati che si sono trovati in mano polizze in forte perdita: c’è chi a fronte di 100mila euro versati si ritrova con valori vicino a 35mila euro. A Verbania, il giudice Maria Cristina Persico (con la sentenza 529/2016 pubblicata il 16 settembre 2016) ha dichiarato nullo il contratto della polizza Vipvalor Prestige, sottoscritta da Renato Vittoni difeso dall’avvocato Giovanni Franchi di Parma. ValorLife Lebensversicherungs Ag in base a quanto stabilito dal giudice di primo grado dovrà restituire i 120mila euro (oltre agli interessi dal marzo 2014 e condanna al rimborso delle spese legali).
Come già stabilito da numerose altre sentenze attinenti polizze di natura finanziaria l’indirizzo giurisprudenziale è sempre lo stesso: «Laddove non si sia al cospetto di un’assicurazione vera e propria, perché la prestazione è subordinata all’andamento di titoli, quali azioni, obbligazioni o fondi comuni, allora siamo di fronte a un contratto d’intermediazione finanziaria, soggetto alle norme contenute nel Tuf (Testo Unico Finanziario), prima fra tutte l’articolo 23 che richiede la forma scritta per il contratto generale d’investimento, ossia non il contratto con cui si acquistano azioni o obbligazioni, ma quello che deve essere sottoscritto dall’investitore all’inizio del rapporto», spiega l’avvocato Franchi che ha seguito anche l’altra assicurata di Parma.

Nel tribunale emiliano la sentenza 1196/2016 del 30 settembre 2016 della seconda sezione civile del Tribunale (giudice Marco Vittoria) ha dato ragione ad Antonella Piombi, che aveva investito nella polizza VipValor Wimbledon. Dal 2014 ValorLife è di proprietà del Gruppo COR, una società di gestione del patrimonio familiare con sede in California. La holding è composta da istituti finanziari con oltre 18 miliardi di dollari di attivi in gestione. In precedenza la società assicurativa apparteneva alla holding svizzera Vaudoise Assurances che l’ha ceduta il 25 maggio 2014, e che, anche grazie alla cessione della filiale di Vaduz ValorLife, ha conseguito lo scorso anno utili record (il risultato consolidato netto sale del 21,5% a 153,6 milioni di franchi).

Ora si tratta di vedere se la compagnia di Vaduz (che ha una branch anche a Dublino) pagherà. Nel frattempo infatti la compagnia ha impugnato la sentenza di Parma alla Corte d’ Appello di Bologna competente in secondo grado. Nei prossimi giorni l’avvocato che ha seguito la causa ricontatterà il gruppo per l’esecuzione della sentenza. La via seguita dalle difese dei risparmiatori è la stessa che da tempo dimostra di essere vincente in cause che hanno come oggetto contratti “assicurativi”. Come scritto anche nella sentenza di Verbania infatti si tratta di una polizza che non prevede garanzia minima di rendimento con valore della polizza determinato dall’andamento di fondi vari e che richiede dunque la forma scritta dei contratti relativi alla prestazione di servizi di investimento come da numerose pronunce della Suprema Corte (Cassazione, 10.4.214 n. 8462; Cassazione, Sez. U., 19.12.2007 nn. 26724 e 26725).

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