lunedì 9 gennaio 2017

Diamanti da investimento. Le prospettive nel 2017

Riporto per intero l'articolo di Milano Finanza di inizio anno relativo all'investimento in diamanti. Consiglio di leggere con accortezza anche l'incipit finale, anche considerando che quello pubblicato su Milano Finanza è di fatto un articolo promozionale (pubblicità).

I tassi negativi a lungo termine continuano a favorire in Italia il mercato delle società che vendono diamanti. Le banconote scompaiono (è il destino dei 500 euro), la valuta diventa sempre più digitale, i preziosi restano in mano e fanno lievitare il fatturato delle società che li collocano. Fra queste vi è Diamond Private Investment (Dpi), fondata nel 2005 da Maurizio Sacchi, un passato come promotore finanziario, poi dg e responsabile commerciale di Intermarket Diamond Business. Dpi ha chiuso il 2015 con 140 milioni di euro di giro d’affari e conta di arrivare alla fine di quest’anno «a 400 milioni di euro, grazie a una rete di vendita sempre più capillare», spiega Sacchi.
La società, con sede a Roma, distribuisce i diamanti attraverso gli sportelli bancari di Intesa Sanpaolo, Mps, Popolare di Milano e Bper, tra le maggiori. «Abbiamo al momento 88 funzionari, puntiamo a raggiungere quota 100 entro breve», sostiene Sacchi. «I nostri esperti sono quasi tutti ex pf monomandatari che formiamo per tre-quattro mesi attraverso il training sul campo, sono loro a gestire i rapporti con i clienti che le banche ci segnalano».

Dpi vende i diamanti come «bene reale, alla stregua di un appartamento », specifica poi. Che cita in merito la comunicazione della Consob del 6 maggio 2013 firmata dal presidente Giuseppe Vegas in relazione alla vendita dei diamanti «tramite intermediazione di istituti di credito», secondo cui non si tratta «di investimento di natura finanziaria… e si esclude pertanto l’applicabilità… della complessiva disciplina dettata in materia di offerta al pubblico ». Le pietre vengono quindi vendute come bene reale, Dpi commercializza diamanti bianchi da 0,5 a 1,5 carati, di colore da Top Chrystal a River D, purezza da VVsI1 a IF. I valori sono pubblicati sul sito della società. Nel prezzo è compreso il certificato (Gia o Hrd) e la polizza furto e rapina dei Lloyds di Londra per un anno. Ma se invece di acquistarla, si vuole vendere la pietra (non una generica, ma solo i diamanti acquistati in precedenza da Dpi attraverso le banche)? In questo caso «noi non riacquistiamo le pietre per contratto», chiarisce Sacchi, «ma facciamo da market maker: cerchiamo un acquirente. Oggi si attende una decina di giorni per ricollocare il bene, anche se il tempo può variare leggermente a seconda del periodo». Se l’intermediazione va in porto, la fee è del 10% del valore del diamante in quel momento. Fa fede di nuovo la tabella sulle quotazioni pubblicata sul sito di Dpi.

Proprio in questo è la distinzione tra bene rifugio e bene reale, l’assenza di un mercato liquido e strutturato per chi vuole rivendere le proprie pietre. Non esiste un listino aperto e unico sui diamanti. Anversa e Tel Aviv sono storicamente le piazze dove si scambiano le pietre, ma l’accesso alle contrattazioni è riservato solo agli operatori di settore. E anche se oggi si stanno sviluppando le piattaforme di scambio via web dei diamanti (Rapnet e Idexonline le maggiori), anche queste ultime non sono accessibili all’investitore finale. I prezzi delle pietre fanno storicamente riferimento al Rapaport Diamond Report, aggiornato ogni settimana. Che però funge da indicatore di massima fra domanda e offerta. Di conseguenza il prezzo finale potrebbe essere (e normalmente è) a sconto rispetto al listino. Per rendere più trasparente e liquido il listino, Martin Rapaport, a capo del suo brillante impero di diamanti con sede a New York (Rapnet scambia 6,2 miliardi di dollari all’anno, dato da fonte societaria), ha voluto specificare il più possibile la qualità dei diamanti (certificati Gia, considerata la migliore analisi di laboratorio al mondo) presenti nel listino per ridurre la forchetta fra domanda e offerta (si tratta delle Rapaport Specification A3).

Quindi, non essendovi un prezzo unico, è importante comparare le offerte, sapendo che manca anche un altro elemento tipico degli investimenti finanziari, ovvero la fungibilità, essendo tutti diversi l’uno dall’altro. Come funziona il mercato in Italia? Come nel caso di Dpi, ogni società che rivende le pietre da investimento lavora su un listino proprio di prezzi aggiornato periodicamente, con l’effetto che il valore delle pietre può cambiare in maniera sensibile a seconda della società venditrice. Inoltre i prezzi sono espressi in euro e quindi bisogna tener conto anche del rischio cambio, visto che i diamanti sono quotati in dollari.

Come detto si tratta ovviamente di un articolo promozionale. La recente inchiesta di Report su Rai3 ha messo in luce come la vendita di diamanti in banca (con servizi anche sulla società in questione) sia effettuata a prezzi ben maggiori rispetto a quelli di mercato (si parla addirittura del doppio!).
Ritengo l'investimento in diamanti una buona opportunità, ma occorre farlo con le conoscenze giuste e ponderando bene i prezzi di mercato. Prima di acquistare leggi una breve sintesi del servizio di Report sui diamanti.

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