Dall’emissione datata primo settembre, il titolo ha perso il 19% del suo valore di collocamento (99,194). La progressione dei ribassi, secondo i dati di Skipper Informatica, è continua: in un mese i corsi sono calati del 6% e da inizio anno del 10 per cento. Il titolo, dal taglio unitario di mille euro che aveva raccolto ordini per oltre 18,55 miliardi ed era stato assegnato per 5 miliardi, aveva mostrato sin dai primi due giorni di trattazione (5 e 6 ottobre) una forte volatilità. Non si può parlare di crollo, però, sottolinea Giuseppe D’Orta, consulente finanziario indipendente e responsabile tutela del risparmio per l’Aduc: «Per un bond con durata finanziaria tanto lunga è normale amministrazione assistere a un simile calo del prezzo. Al momento del collocamento esprimeva un rendimento lordo annuo del 2,85% e una duration di 27,42 anni.
Quel numero voleva dire che in caso di oscillazione dei tassi dell’1% (ipotesi niente affatto fantascientifica), il prezzo del titolo si sarebbe mosso del 27,42%. Ora la duration, cioé la vera durata del bond calcolata prendendo in considerazione l’importo pagato, l’importo delle cedole e l’importo ottenuto a scadenza assieme alle relative date di ciascun flusso, è a quota 24,05». Cosa può fare dunque chi possiede il BTp? «Se lo si chiede, significa che non si era preparati a un evento del genere e la cosa da fare è tornare nella rotta giusta abbandonando uno strumento che non si è in grado di maneggiare. Peggio ancora se la perdita attuale non è considerata sostenibile. Poco importa se il prezzo dovesse risalire. Il punto è che si è comprato il titolo guardando al solo rendimento offerto in quel momento, senza essere consapevoli del rischio oppure sottovalutandolo volutamente».
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