mercoledì 22 marzo 2017

Consigli investimento su obbligazioni portoghesi

I titoli di Stato portoghesi rendono più dei BTp. Attento però: visti i rischi legati al Paese, non sono da comprare. In periodi di “magra” come l’attuale, dove la maggior parte dei bond offre rendimenti azzerati o quasi, i tassi offerti dai titoli di Stato portoghesi sono sicuramente allettanti. Prendiamo ad esempio quello che ha interessato un nostro lettore, il titolo di Stato portoghese con cedola 4,1% e scadenza 15/4/37 (92,96, Isin PTOTE5OE0007).

Rende nettamente di più del “gemello” italiano: 4,65% lordo, 4,07% netto, contro il 2,99% lordo, 2,49% netto del BTp 4% 1/2/37 (115,52, Isin IT0003934657), ma il Portogallo è un emittente più rischioso dello Stato italiano. Lo testimoniano le agenzie di rating, che assegnano a Lisbona un giudizio ancora più basso del già poco lusinghiero giudizio sull’Italia, sia i Cds, le “assicurazioni” contro il rischio di default.
Il costo della polizza contro il fallimento dello Stato lusitano è, infatti, una volta e mezza rispetto al costo di assicurarsi contro il fallimento di casa nostra (278 contro 177). Questi due elementi, rating e Cds, giustificano il maggior rendimento, e non solo oggi: anche in passato, i bond di Lisbona hanno quasi sempre pagato più dei colleghi italiani e si sono spesso posizionati su rendimenti ancora più alti di quelli attuali (vedi nel grafico Più alti, ma non solo ora). Oltre a questo, c’è da tenere presente che al momento non vediamo nessun “disallineamento” di cui approfittare prima che il mercato lo corregga. Per esempio, il 4,65% lordo del bond che ti abbiamo citato prima non si scosta dalla media dei titoli portoghesi (vedi nel grafico Tutto nella norma).

Se non intendi tenere il titolo fino a scadenza, rischi di dover vendere a prezzi ancora più bassi e uscirne, quindi, in perdita. Per l’eurozona in generale, ci aspettiamo un rialzo dei tassi: l’inflazione sta rialzando la testa, la politica della Bce, che sta tenendo artificialmente bassi i tassi, prima o poi si esaurirà, infine le crisi nel settore bancario stanno portando gli investitori a richiedere rendimenti più alti per remunerare il rischio. Tutti elementi a cui il Portogallo non fa eccezione, anzi. Le dimensioni relativamente piccole (in valore assoluto) del debito portoghese hanno portato la Bce ad acquistare titoli per percentuali considerevoli del totale (secondo alcune fonti, è già a un quarto dei titoli “papabili”), tanto che, per un breve periodo, l’effettodoping aveva portato i rendimenti portoghesi al livello di quelli italiani.

Quando questo doping finirà, il “contraccolpo” potrebbe essere molto pesante, tanto più che nel frattempo sui conti pubblici pesa la crisi del settore bancario. Nonostante il rialzo di oltre l’1% registrato rispetto a un anno fa, riteniamo che i tassi lusitani saliranno ancora. Se il tuo scopo è mantenere il titolo fino a scadenza, e supponendo che tu non abbia spese impreviste che ti costringano a cambiare prospettiva, potresti in teoria disinteressarti del calo dei prezzi: perché non garantirsi un bel 4% e oltre per vent’anni?

Quasi una seconda pensione! Attento, in questo caso corri altri rischi: devi contare sul fatto che, da qui a vent’anni, il Portogallo sia ancora in grado di ripagare integralmente il suo debito. Nel terzo trimestre 2016 il debito portoghese è arrivato al 133,4% della ricchezza prodotta: un livello simile a quello italiano (132,7%), ma quello che preoccupa è la velocità con cui il debito portoghese sta esplodendo (nel 2008 era “solo” il 70% circa della ricchezza prodotta). Ad affossare i conti portoghesi sono gli interventi di salvataggio del settore bancario. I 4,6 miliardi (2,5% del Pil) stanziati per Caixa General de Depositos, la seconda banca del Paese con il 29% dei depositi, non è un caso isolato: da Novo Banco, nata dal fallimento di Banco Espirito Santo, alla piccola Banif di Madeira, il “sacrificio” statale ha superato i 20 miliardi. Fatte le proporzioni con le dimensioni del Paese, è come se lo stanziamento dello Stato italiano dopo il caso Mps fosse di 200 miliardi, anziché 20.

Di questo passo, e nonostante le leggi sul bail-in che limitano in qualche modo gli interventi pubblici (ma non troppo, visto che molti casi sono successivi all’entrata in vigore della legge), siamo davvero sicuri che da qui a vent’anni il Portogallo non sia costretto a tagliare i rimborsi? La situazione del settore bancario, che ha debiti “marci” in percentuali superiori all’Italia, è ancora troppo incerta: per ora, meglio restare alla finestra.

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