lunedì 13 marzo 2017

Le migliori polizze vita 2017

Tra i pochi investimenti sicuri rimasti ad offrire un rendimento dignitoso ci sono le polizze vita a gestione separata, prodotti che guarda caso banche e assicurazioni tendono a non spingere, privilegiando le unit linked con commissioni e rischi più alti per gli investitori.

Tra le polizze a gestione separata consigliamo le assicurazioni online come la polizza Sicuramente Protetto o la Piano Piano con investimento con versamenti periodici (Pac) che, visti i costi bassi, offrono il miglior rendimento sul mercato.


Pur con una leggera limatura rispetto al 2015, tutto sommato nel 2016 i rendimenti sono rimasti costanti. Nonostante i tassi delle obbligazioni ai minimi, le gestioni separate delle polizze Vita tradizionali (le cosiddette polizze di ramo I), speciali fondi assicurativi che investono principalmente in titoli a reddito fisso, hanno confermato anche nell’anno appena trascorso una stabilità di risultati. Come emerge dai dati raccolti da Milano Finanza tra 50 compagnie assicurative attive in Italia per un totale di oltre 300 gestioni separate, nel 2016 il rendimento lordo medio si è attestato attorno al 3,5% a fronte del 3,6% del 2015. L’analisi è stata condotta sia sulle gestioni separate che chiudono l’esercizio al 31 dicembre (nella prima tabella) sia su quelle con i rendiconti che non coincidono con l’anno solare (al 30 settembre 2016, al 31 ottobre o al 30 novembre, pubblicate nella seconda tabella). E anche allargando lo sguardo agli ultimi anni, i risultati medi, pur in presenza di un drastico calo dei tassi sui mercati, sono stati piuttosto costanti grazie alla possibilità per le gestioni separate di contabilizzare i titoli al costo storico (o valore di carico) e non al valore di mercato. Ciò permette ai rendimenti di non essere influenzati dalle oscillazioni quotidiane dei prezzi dei titoli, in quanto le compagnie non sono tenute a fare il cosiddetto mark-to-market; in sostanza dunque il rendimento è rappresentato dai flussi cedolari più eventuali plusvalenze (o minusvalenze) registrate in caso di vendita di titoli. Va inoltre segnalato che alcune di queste linee non sono più accessibili a nuovi investitori.

Il rendimento lordo delle gestioni separate è stato di norma, in passato, superiore al rendimento dei titoli di Stato, al tasso di rivalutazione del Tfr e all’inflazione. In base ai dati Ania, l’associazione delle compagnie assicurative presieduta da Maria Bianca Farina, nei cinque anni che vanno dal 2011 al 2015 le gestioni separate hanno reso in media, il 3,8% lordo, a fronte del 2,9% dei titoli di Stato (paniere di titoli con vita residua superiore a un anno), del 2,4% della rivalutazione del Tfr e dello 0,8% dell’inflazione.

E anche il 2016 non ha fatto eccezione: il rendimento medio dei titoli di Stato è sceso allo 0,9%, quello del Tfr all’1,5%, mentre l’Italia lo scorso anno era in deflazione (solo in questi primi mesi del 2017 l’inflazione è tornata). Il rendimento della gestione è determinato come il rapporto tra la somma di cedole, dividendi e realizzi di plus o minusvalenze rispetto alla giacenza media delle attività nel periodo di osservazione, generalmente annuale. Questo rendimento viene attribuito alle prestazioni assicurate in una determinata percentuale (in media l’80%) o al netto di una misura fissa dedotta dal rendimento lordo (attorno all’1%). In ogni caso alla fine il risultato non cambia molto. La performance al netto di questi costi trattenuti e delle tasse si aggira attorno al 2,5%.

I guadagni, peraltro, si consolidano anno dopo anno, quindi i risultati ottenuti dalla gestione separata vengono in pratica bloccati, ferma restando la garanzia del capitale e il rendimento minimo garantito, quest’ultima però è una variabile sempre meno presente nei contratti. Se fino a pochi anni fa si trovavano rendimenti minimi che in media viaggiavano attorno al 2-2,5%, oggi la situazione dei mercati è tale per cui le compagnie possono non possono più permettersi di garantire questi ritorni. Tanto che dal primo gennaio 2016 , l’Ivass ha tolto l’obbligo per le imprese di assicurazione di rispettare un livello di tasso massimo garantibile. Le nuove polizze in commercio sono quindi molto meno generose di quelle di una volta perché le obbligazioni hanno visto nel frattempo ridursi i rendimenti.

C’è stato quindi un netto ridimensionamento rispetto alle performance superiori al 10% registrate dalle gestione separate negli anni 80, ma bisogna considerare che allora anche l’inflazione era tra il 5 e il 10%, mentre oggi, pur in ripresa, è poco sopra l’1% (e resta anche da verificare la sostenibilità della mini fiammata dei prezzi di questo inizio 2017). Parallelamente, i titoli di Stato (che restano l’investimento prevalente di queste polizze) a quei tempi rendevano oltre il 10% e ora sono ai minimi, mettendo in non poche difficoltà i gestori assicurativi. Non a caso alcune gestioni hanno iniziato ad ampliare il bacino di investimento puntando sulle obbligazioni societarie e sui fondi, accanto ai tradizionali Btp.

0 commenti:

Posta un commento