mercoledì 15 marzo 2017

Voluntary Disclosure e residenza all'estero (AIRE)

I due fatti accaduti ieri sono indizi che, se non fanno una prova, certamente sono ispirati dalla medesima finalità, quella di “incentivare” il difficile decollo della nuova emersione dei capitali varata a fine ottobre, recepita nella legge di bilancio e attiva fino al 31 luglio. Il trattato con Monaco - che come quello con la Svizzera e il Liechtenstein ha dimezzato le annualità accertabili, cioè punibili, ai fini del rientro - consentirà all’Agenzia di far viaggiare su un binario prioritario le liste/rogatorie “di gruppo” dei cittadini italiani che presentano indici di anomalia, a cominciare proprio dal recente trasferimento (fittizio?) di residenza nei dintorni della rocca dei Grimaldi.
È chiaro che l’accesso “spontaneo” alla nuova sanatoria toglierebbe d’impaccio tutti i contribuenti che avevano “dimenticato” di regolarizzarsi con la prima Vd contando su una fittizia residenza all’estero. Intanto, la Vd 2.0 sta scontando una partenza oltremodo difficile, le cui ragioni sono solo in parte chiare all’amministrazione ma soprattutto agli stessi consulenti interpellati nelle ultime settimane dai potenziali candidati al rientro/emersione. Se la prima Vd del 2015 ha raggiunto obiettivi impensabili fino a pochi anni fa - 60 miliardi di emerso, stabilmente e definitivamente emerso, e 4,3 miliardi di imposte + sanzioni + interessi - la nuova campagna di disclosure avrebbe “fondamentali” non meno promettenti, considerata la stima di almeno 180 miliardi di “nero fiscale” ancora offshore e inshore calcolata da Banca d’Italia (secondo stime ufficiose sarebbero però almeno il triplo). I primi “carotaggi” permettono di formulare alcune ipotesi, sia sul versante interno (cassette di sicurezza) sia su quello estero. Il contante, quasi inesistente nella prima Vd, sembra destinato a non emergere neppure nella seconda versione, sia per la procedure - apertura degli “scrigni” con assistenza di notaio e tanto di verbale ufficiale - sia per le conseguenze fiscali, cioè la spalmatura d’ufficio delle “ricchezze occulte” sulle dichiarazioni dei cinque anni precedenti e relativa rettifica verso l’alto delle imposte, anche di quelle già pagate. Più complicata l’analisi del versante estero.

La prima Vd ha avuto una popolazione di “tagli” medio piccoli (solo 326 istanze superiori ai 15 milioni di euro, le più numerose quelle tra 300mila e 3 milioni: 28.689), confermando che i grandi “esterofili” si sono nascosti. I patrimoni più grossi inoltre, come si ipotizzava da più parti, risulterebbero schermati da processi di vera e propria ingegnerizzazione fiscale, caratterizzata da architetture complesse e da rimbalzi in una serie di paradisi fiscali, tutt’ora black list. Lo spacchettamento di queste strutture comporta calcoli difficili e soprattutto una valutazione complicata del versante antiriciclaggio (solo la parte fiscale infatti è scriminata dalle regole della voluntary, ma per esempio non lo sono i reati societari). Luci, e soprattutto ombre, che potranno diradarsi solo in prossimità dell’estate, come al solito sul filo di lana e probabilmente come d’abitudine invocando l’immancabile proroga.

Leggi tutto sulla guida alla dichiarazione fiscale dei capitali all'estero.

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