mercoledì 28 giugno 2017

Cosa succede alle obbligazioni di Banca Monte Paschi?

«In coerenza con le iniziative di sostegno adottate dal Governo, la banca darà corso a una proposta di transazione rivolta agli investitori retail per porre fine o prevenire liti aventi a oggetto la commercializzazione delle obbligazioni subordinate denominate € 2.160.558.000 tasso variabile subordinato Upper Tier II 2008-2018 (Isin IT0004352586)».

Così, il 23 dicembre scorso, recitava il comunicato di Mps seguito al fallimento del “salvataggio di mercato” costruito su aumento di capitale e operazione di liability management che prevedeva la conversione in azioni dei subordinati della banca. Il giorno prima la Consob aveva congelato gli scambi delle azioni e di un centinaio di bond del gruppo del valore di 40,8 miliardi. Dopo oltre cinque mesi di trattative, il 1° giugno Bruxelles e Roma hanno reso noto l’accordo di principio per la ricapitalizzazione precauzionale di Mps.
Ma il salvataggio del Tesoro, secondo lo schema della direttiva Brrd, non risparmierà i bondisti subordinati. Secondo la Bce, al capitale di Mps mancano 8,8 miliardi. Lo Stato ne coprirà circa 6,6 miliardi divenendo primo azionista con il 70% circa. Il piano prevede alcune condizioni: cessione delle sofferenze (Mps ha conferito al Fondo Atlante l’esclusiva sul negoziato per cartolarizzare 26 miliardi di sofferenze lorde), un duro piano di ristrutturazione (l’ennesimo, con taglio di migliaia di dipendenti contro il quale sono già schierati i sindacati), il tetto agli stipendi dei manager (entro 10 volte la media di quelli dei dipendenti) e burden sharing, cioé la condivisione dell’onere della ristrutturazione per azionisti e bondisti subordinati.

I bond subordinati retail in tasca ai risparmiatori, come le azioni, saranno usati per contribuire al burden sharing. Solo i risparmiatori che dimostreranno di essere stati vittime di vendite non corrette (mis-selling) di subordinati avranno diritto ad accedere a uno schema di compensazioni separato dal burden sharing. La Commissione europea spiega che «Mps compenserà i titolari retail di obbligazioni subordinate che sono stati oggetto di mis-selling convertendo quei titoli in azioni e comprando quelle azioni da questi investitori. Mps pagherà queste obbligazioni con dei più sicuri titoli senior».

Nel 2008, prima della direttiva Brrd e del burden sharing, circa 40mila risparmiatori furono convinti da Mps a finanziare l’acquisizione di AntonVeneta acquistando a tagli da mille euro il bond retail Upper Tier II scadenza 15 maggio 2018 Isin IT0004352586. Su 2,06 miliardi di circolante, i portatori di 727,29 milioni di questo bond aderirono all’offerta pubblica di acquisto volontaria per liability management scaduta il 21 dicembre scorso. Ora dovranno dimostrare di essere stati vittime di pratiche commerciali scorrette per sottoscrivere il bond. Non è la “proposta di transazione” che la banca annunciava il 23 dicembre: per i sottoscrittori si apre un calvario che potrebbe sfociare in una marea di cause.

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