«La cedola è pagata semestralmente: viene calcolata moltiplicando il tasso cedolare semestrale stabilito all’atto dell’emissione per il capitale rivalutato – spiega Angelo Drusiani, esperto obbligazionario di Albertini-Syz –. Nel caso l’inflazione diminuisca, come si è verificato più volte nei mesi scorsi, la cedola semestrale fissata all’atto dell’emissione è comunque garantita. La rivalutazione del capitale si verifica se l’inflazione supera il livello massimo dell’inflazione stessa raggiunto nei semestri precedenti».
In questo caso, al flusso per interessi semestrale viene sommata la rivalutazione del capitale (in pratica, è il rimborso dell’inflazione maturata nei sei mesi di godimento della cedola). In prospettiva di una ripresa del costo della vita, come in parte si sta verificando, ogni sei mesi è possibile incassare il valore della cedola fissa e il recupero dell’inflazione. La sommatoria dei due importi può divenire un introito via via crescente.
L’imposta applicata su ambedue gli accrediti è pari al 12,50%. Attualmente, in circolazione i BTp Italia emessi nel corso di questi anni, e non ancora rimborsati, hanno una scadenza minima al 12 novembre di quest’anno, e garantiscono una cedola lorda minima base annuale del 2,15%. La durata massima è fissata al 24 ottobre 2024 e la cedola minima garantita è pari allo 0,35% lordo. Due emissioni verranno rimborsate nel 2020 e altrettante nel 2023.
A fronte della possibilità che il tasso d'inflazione si porti su valori crescenti, la scadenza 2023 potrebbe rappresentare la scelta più interessante, perché nel corso dei sei anni circa di vita residua il flusso cedolare e il rimborso dell’inflazione maturata ogni sei mesi, alle condizioni indicate sopra, potrebbero offrire introiti di buon livello.
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