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Migliori conti correnti a zero spese
Classifica migliori conti correnti senza spese. Dove non si paga il bollo. Confronto banche online.
venerdì 13 gennaio 2017
Come trovare la migliore assicurazione RC Auto tramite Internet
09:30
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Genialloyd, Direct Line, Genertel,
Linear, Zurich Connect. Crescono
gli italiani che scelgono di fare
una polizza con le compagnie online.
Del resto, la rivoluzione digitale sta ridisegnando
il settore assicurativo che,
sull’onda tecnologica, è impegnato nel
proporre prodotti più personalizzati e
più semplici da capire. Così, sempre
più spesso, soprattutto nell’Rc auto,
automobilisti e motociclisti si rivolgono
a internet per costruirsi una polizza
direttamente online, riuscendo magari
a risparmiare tempo e denaro.
mercoledì 11 gennaio 2017
Come investire nel 2017. Consigli e rischi
06:30
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Il panorama per il 2017, e più ancora
per il biennio successivo, si fa
ancora più impegnativo: se il 2016
ha insegnato che, nell’era delle politiche
monetarie ultra-accomodanti da parte
delle principali banche centrali fatte di
Quantitative easing e di tassi pressoché a
zero o perfino negativi, non è affatto facile
estrarre rendimenti di portafoglio che
superino i magrissimi ritorni dei titoli di
Stato, nel 2017 - e ancor di più nel 2018
e 2019 - l’asticella salirà ancora.
I corsi obbligazionari
di Eurolandia non hanno molte
chance di spingersi oltre i massimi realizzati
nel corso dell’estate 2016, che
avevano schiacciato il rendimento a scadenza
del decennale tedesco fino a -0,2%
e quello del Btp a 10 anni fino alla soglia
dell’1%, massimi da cui il mercato
ha subito preso le distanze innescando il
realizzo dei capital gain.
Se da un lato gli 80 miliardi di acquisti
mensili dell’Eurotower, nell’ambito
del Qe, sono in grado di sostenere le
quotazioni dei bond fino alla scadenza
del programma stesso, dall’altro
lato il mercato ha mostrato una buona
dose di riluttanza nello spingere in
territorio negativo i ritorni dei Bund decennali,
tanto più che uscirebbero così
dai paletti prefissati dal Qe.
Rendendo ora sostanzialmente zero, con scarsissime probabilità di assistere a un futuro apprezzamento dei corsi che possa rimpolparne il rendimento sul fronte dei capital gain, i titoli di Stato tedeschi e con essi tutte le obbligazioni sovrannazionali denominate in euro, esprimono quindi per i prossimi mesi un appealing di investimento sostanzialmente nullo. Che non migliorerà certo quando le quotazioni non saranno più sorrette dagli acquisti periodici della Bce: a quel punto verrà praticamente a mancare, se non per la parte di reinvestimento delle cedole e dei bond in scadenza acquistati nell’ambito del Qe, il più grande acquirente dell’ultimo biennio (la Bce) e questo presterà il fianco a un ribasso dei corsi obbligazionari, di cui peraltro si è già avuto un evidente assaggio nel corso dell’autunno. Questo rischio sarà ancora più marcato per i Paesi periferici come l’Italia, il cui spread nei confronti dei titoli tedeschi si è tendenzialmente compresso dall’avvio del Qe (da quota 160 centesimi a un minimo di 84 centesimi raggiunto nel dicembre 2015), ma che negli ultimi ha rialzato la testa a causa dell’incertezza legata al referendum e più in generale alle elezioni del 2017 in tre grandi Paesi dell’Unione monetaria.
Tuttavia non va scordato l’elevato rischio di cambio a cui si trovano esposti questi bond: nel corso del 2015, quando si iniziava a parlare della fine del Qe targato Fed e di rialzo dei tassi, le monete degli emerging market hanno perso velocemente terreno giungendo a una svalutazione contro euro che in alcuni casi è stata nell’ordine del 30-35% nel giro di poco più di sei mesi. E anche se il 50% di questa flessione è stato mediamente recuperato nel corso del 2016, rimane un monito nei confronti dell’assunzione di posizioni troppo rilevanti: d’altronde l’inflazione di questi Paesi rimane comunque alta e ciò stimola, tra gli alti e bassi dettati da una volatilità nell’ordine del 10-12% su base annua, una pressione verso la svalutazione nel cambio futuro con l’euro.
Wall Street rimane invece sotto i riflettori internazionali: prima della vittoria di Trump le quotazioni erano abbastanza tirate in relazione agli utili aziendali, ma la revisione al rialzo stimolata dalla svolta espansiva alla politica fiscale insita nel programma del nuovo presidente Usa è in grado di aprire un nuovo spazio di avanzamento del mercato azionario nell’ordine del 15%. In sostanza, tutti cavalcheranno ancora il carrozzone che produce comunque dividendi e che è capace di ritoccare progressivamente i record storici, ma la guardia rimane alzata.
Obbligazionario euro.
I corsi obbligazionari
di Eurolandia non hanno molte
chance di spingersi oltre i massimi realizzati
nel corso dell’estate 2016, che
avevano schiacciato il rendimento a scadenza
del decennale tedesco fino a -0,2%
e quello del Btp a 10 anni fino alla soglia
dell’1%, massimi da cui il mercato
ha subito preso le distanze innescando il
realizzo dei capital gain.
Se da un lato gli 80 miliardi di acquisti
mensili dell’Eurotower, nell’ambito
del Qe, sono in grado di sostenere le
quotazioni dei bond fino alla scadenza
del programma stesso, dall’altro
lato il mercato ha mostrato una buona
dose di riluttanza nello spingere in
territorio negativo i ritorni dei Bund decennali,
tanto più che uscirebbero così
dai paletti prefissati dal Qe.Rendendo ora sostanzialmente zero, con scarsissime probabilità di assistere a un futuro apprezzamento dei corsi che possa rimpolparne il rendimento sul fronte dei capital gain, i titoli di Stato tedeschi e con essi tutte le obbligazioni sovrannazionali denominate in euro, esprimono quindi per i prossimi mesi un appealing di investimento sostanzialmente nullo. Che non migliorerà certo quando le quotazioni non saranno più sorrette dagli acquisti periodici della Bce: a quel punto verrà praticamente a mancare, se non per la parte di reinvestimento delle cedole e dei bond in scadenza acquistati nell’ambito del Qe, il più grande acquirente dell’ultimo biennio (la Bce) e questo presterà il fianco a un ribasso dei corsi obbligazionari, di cui peraltro si è già avuto un evidente assaggio nel corso dell’autunno. Questo rischio sarà ancora più marcato per i Paesi periferici come l’Italia, il cui spread nei confronti dei titoli tedeschi si è tendenzialmente compresso dall’avvio del Qe (da quota 160 centesimi a un minimo di 84 centesimi raggiunto nel dicembre 2015), ma che negli ultimi ha rialzato la testa a causa dell’incertezza legata al referendum e più in generale alle elezioni del 2017 in tre grandi Paesi dell’Unione monetaria.
Usa & Emerging market bond.
Le obbligazioni denominate in dollari Usa, emesse da emittenti solidi, dovrebbero essere contemplate in discreta misura nel portafoglio obbligazionario, ricordando sempre che il rendimento attualmente simile ai titoli di Stato italiani va soppesato con l’esposizione al rischio di cambio. Mentre i bond ad alto rendimento emessi nelle valute di Paesi emergenti, che tra l’altro avrebbero le carte in regola per rientrare nel mirino degli investitori istituzionali nel 2017, possono costituire in dosi non elevate l’altra strada opportuna per innalzare le attese di rendimento, ma anche di rischio: i ritorni nell’ordine del 6% offerti da Messico e Sudafrica, dell’8% offerti dall’India e dalla Russia, fino all’11% offerto dal Brasile, sono certamente allettanti in un’ottica di assunzione in piccole dosi a scopo di innalzare la redditività complessiva del portafoglio obbligazionario attraverso un’opportuna diversificazione degli investimenti.Tuttavia non va scordato l’elevato rischio di cambio a cui si trovano esposti questi bond: nel corso del 2015, quando si iniziava a parlare della fine del Qe targato Fed e di rialzo dei tassi, le monete degli emerging market hanno perso velocemente terreno giungendo a una svalutazione contro euro che in alcuni casi è stata nell’ordine del 30-35% nel giro di poco più di sei mesi. E anche se il 50% di questa flessione è stato mediamente recuperato nel corso del 2016, rimane un monito nei confronti dell’assunzione di posizioni troppo rilevanti: d’altronde l’inflazione di questi Paesi rimane comunque alta e ciò stimola, tra gli alti e bassi dettati da una volatilità nell’ordine del 10-12% su base annua, una pressione verso la svalutazione nel cambio futuro con l’euro.
Mercati azionari.
A parte Wall Street e Londra, nel 2016 i principali indici dei Paesi sviluppati (Giappone compreso) hanno accusato perdite e anche la piazza londinese è negativa, a causa della svalutazione della sterlina, se la performance da inizio anno viene misurata nella moneta unica, così come diventa ampiamente positiva la performance in euro del Nikkei. Positive anche le prestazioni delle principali piazze emergenti con l’eccezione della Cina. Per il 2017, se lo scenario sarà supportato dalla tenuta dei prezzi del petrolio e più in generale delle materie prime, le stesse piazze emergenti saranno ancora favorite, se considerate senza esagerazioni in un’ottica di diversificazione del portafoglio azionario. Tra i Paesi sviluppati l’indice del Giappone mantiene un buon appeal grazie anche alla politica monetaria ultraespansiva della Bank of Japan, così come lo sono le piazze dell’euro se non fossero zavorrate sia dalle pesanti incertezze sulle banche e sia dagli appuntamenti elettorali: dopo il referendum italiano del 4 dicembre, il 2017 vedrà le elezioni in Olanda, Francia e Germania, dove è sentito il rischio di un’ascesa delle fazioni euroscettiche; oltre a ciò, si dovrà anche valutare la capacità di tenuta delle quotazioni nel momento in cui verrà meno il Qe della Bce.Wall Street rimane invece sotto i riflettori internazionali: prima della vittoria di Trump le quotazioni erano abbastanza tirate in relazione agli utili aziendali, ma la revisione al rialzo stimolata dalla svolta espansiva alla politica fiscale insita nel programma del nuovo presidente Usa è in grado di aprire un nuovo spazio di avanzamento del mercato azionario nell’ordine del 15%. In sostanza, tutti cavalcheranno ancora il carrozzone che produce comunque dividendi e che è capace di ritoccare progressivamente i record storici, ma la guardia rimane alzata.
lunedì 9 gennaio 2017
Diamanti da investimento. Le prospettive nel 2017
06:30
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Riporto per intero l'articolo di Milano Finanza di inizio anno relativo all'investimento in diamanti. Consiglio di leggere con accortezza anche l'incipit finale, anche considerando che quello pubblicato su Milano Finanza è di fatto un articolo promozionale (pubblicità).
I tassi negativi a lungo termine continuano a favorire in Italia il mercato delle società che vendono diamanti. Le banconote scompaiono (è il destino dei 500 euro), la valuta diventa sempre più digitale, i preziosi restano in mano e fanno lievitare il fatturato delle società che li collocano. Fra queste vi è Diamond Private Investment (Dpi), fondata nel 2005 da Maurizio Sacchi, un passato come promotore finanziario, poi dg e responsabile commerciale di Intermarket Diamond Business. Dpi ha chiuso il 2015 con 140 milioni di euro di giro d’affari e conta di arrivare alla fine di quest’anno «a 400 milioni di euro, grazie a una rete di vendita sempre più capillare», spiega Sacchi.
I tassi negativi a lungo termine continuano a favorire in Italia il mercato delle società che vendono diamanti. Le banconote scompaiono (è il destino dei 500 euro), la valuta diventa sempre più digitale, i preziosi restano in mano e fanno lievitare il fatturato delle società che li collocano. Fra queste vi è Diamond Private Investment (Dpi), fondata nel 2005 da Maurizio Sacchi, un passato come promotore finanziario, poi dg e responsabile commerciale di Intermarket Diamond Business. Dpi ha chiuso il 2015 con 140 milioni di euro di giro d’affari e conta di arrivare alla fine di quest’anno «a 400 milioni di euro, grazie a una rete di vendita sempre più capillare», spiega Sacchi.
venerdì 6 gennaio 2017
Come fare ricorso per gli investimenti in banca o dal promotore
09:00
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Al via l’arbitro per le
controversie finanziarie
(Acf). Dal 9
gennaio sarà operativo
il nuovo strumento di
risoluzione stragiudiziale
delle controversie fra risparmiatori
e intermediari
finanziari. Da tale data sarà
attivo anche il sito www.acf.
consob.it, tramite cui sarà
possibile presentare domande
di arbitrato per via
telematica. È con tre diverse
delibere Consob (del 4 maggio
2016 n. 19602, 3 agosto
2016 n. 19700 e 3 agosto
2016 n. 19701) che sono
state dettate le regole per
l’arbitrato per controversie
finanziarie.
martedì 3 gennaio 2017
Dove investire nel 2017
06:30
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Il rally di Piazza Affari di
fine 2016 potrebbe dare
avvio a una fase di recupero
più ampia per la
borsa italiana. Che dopo
un anno di vacche magre
ha tutte le carte in regola per
tornare a crescere, soprattutto
ora che i problemi del sistema
bancario sono stati affrontati.
Come emerge dal sondaggio
sulle previsioni dei mercati per
il 2017 condotto da MF-Milano
Finanza su 47 gestori e analisti
italiani ed esteri. Per il 67% degli
intervistati l’indice Ftse Mib
di Piazza Affari potrà segnare
un rialzo nei prossimi 12 mesi
fino al 10% (per il 48% salirà
tra il 5 e il 10%, per il 19% fino
al 5%) e per il 21% potrà salire
oltre il 10%. Soltanto il 5% ritiene
invece che potrà perdere fino
al 10%. «Il mercato azionario
italiano potrà sorprendere positivamente
nel 2017 grazie alle
valutazioni estremamente compresse
raggiunte dal listino e in
particolare dai titoli finanziari,
insieme alle buone prospettive
di altre realtà molto interessanti
tra le small e medium cap
italiane che si avvantaggeranno
dalla ripresa economica Usa
e dal basso livello ormai raggiunto
dall’euro», dice Maurizio
Vitolo, amministratore delegato
di Consultinvest.
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